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Al convegno sull'audiovisivo si riflette sulla sala cinema

Si è svolto all’Auditorium Parco della Musica di Roma, nell’ambito della Festa del cinema, il convegno “Il futuro dell’audiovisivo”. Dopo aver dibattuto dei mestieri del cinema, con la presentazione dei dati della ricerca svolta da Bruno Zambardino per AsForCinema, c’è stato un interessante botta e risposta sullo spettacolo cinematografico in Italia. Nicola Borrelli, direttore generale cinema del Mibact, ha smentito il nuovo presidente Apt, Giancarlo Leone, sull’inevitabile declino della sala. Non lo dicono i numeri, almeno nel 2016 rispetto agli anni precedenti, soprattutto non avviene all’estero tra Francia, Cina e Gran Bretagna solo per citare alcuni tra i principali mercati. Subito prima, il moderatore Gianni Canova aveva sottolineato che al cinema si va per vivere un’esperienza potenziata, citando il successo di eventi come Loving Vincent o Vasco Live che battono tutti i film in programmazione nelle stesse giornate. “In Francia sanno che andare al cinema è fico, solo in Italia non si pensa così”, ha sintetizzato il critico e giornalista milanese tra gli applausi della sala.



Leone aveva fatto un intervento lucido e chiaro sul valore della produzione audiovisiva con cui inevitabilmente fare i conti, includendo la contrarietà al recente potenziamento delle quote obbligatorie di produzione italiana per tv e OTT, e sull’inevitabile trasformazione del mercato. Borrelli ha allargato il campo, parlando dell’opportunità rappresentata dai nuovi player (è stata citata la produzione Netflix di Suburra), della domanda di produzione originale da soddisfare (Canova ha parlato della necessità di potenziare l’offerta di imprese, ma anche di idee), dell’internazionalizzazione. “La nuova legge”, ha proseguito il DG Cinema, “cerca di rispondere a tutte le sfide, soprattutto ad aumentare gli operatori. In Italia i numeri del mercato sala sono al momento drammatici, ma tutti gli altri indicatori sono incoraggianti”.

Insomma, il 15% di quota del mercato italiana descrive efficacemente la situazione: i produttori nostrani guardano alle opportunità della fiction e serie tv ma il livello della produzione nazionale per la sala è in caduta libera, qualitativamente e quantitativamente. Senza un’offerta forte, il mercato complessivamente ne risente. Francesco Rutelli, che aveva iniziato il suo intervento presentando gli spot Io faccio film a cura della Fapav per evidenziare il valore delle professioni del cinema, ha ricordato che “la sala è l’attivatore, il motore dell’industria pur con tutte le trasformazioni e l’innovazione in atto” pur riconoscendo che, anche per l’attesa della nuova legge, il prodotto italiano non è stato all’altezza. Borrelli ha concluso: “Il decreto sulle quote è una sfida alla nostra industria perché diventi ambiziosa: i francesi e finanche gli inglesi hanno fissato quote molto più alte, così gli israeliani e gli scandinavi. Bisogna imporre al nostro cinema un prodotto migliore, che sia anche “trasmissibile” in tv: le stesse televisioni che finanziano il cinema italiano poi non vogliono trasmetterlo perché lo ritengono poco interessante”.

(Fonte: Cinenotes)

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