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Cuciniello, in Italia non si conosce il “sistema” sala

Presentare il percorso che Anec e Anem stanno portando avanti nelle sedi istituzionali per supportare il ddl cinema e audiovisivo in discussione in Parlamento, perché siano prese in considerazione le esigenze dell’esercizio. Questo l’intento del workshop “La centralità della sala nella riforma del cinema e dell’audiovisivo” che si è svolto ieri a Roma presso l’Agis.

  • Gli emendamenti proposti al ddl cinema

Per Luigi Cuciniello, presidente Anec, «uno degli aspetti da sottolineare è che in Italia manca la conoscenza del sistema sala; si rischia di perdere di vista il ruolo dinamico che negli anni gli esercenti hanno saputo svolgere. La sala ha cambiato modo di essere: ci sono stati adeguamenti tecnologici, aperture di strutture nuove, un’offerta al pubblico sempre più articolata. Sostenere i cinema significa sostenere attività culturali a 360 gradi». Il presidente Anec ha poi parlato del ddl: «Siamo prudenti in merito ai decreti attuativi che si legheranno al ddl cinema e audiovisivo per capire che ricadute avranno sul nostro settore, ma siamo ottimisti perché si prevede uno stanziamento di risorse importante per i cinema. Le ultime indiscrezioni parlano di un piano quinquennale per complessivi 120 milioni di euro». Sempre in tema di ddl, l’esercizio ha presentato a Governo e Parlamento una rosa di proposte emendative volte a potenziare le politiche di sostegno agli investimenti per la ristrutturazione delle sale e l’apertura di nuovi cinema, il supporto alla programmazione attraverso crediti di imposta, la definizione di sala cinematografica, sala e film d’essai, sala della comunità e interventi promozionali che sappiano attrarre nuovo pubblico. «Il ddl – ha aggiunto Cuciniello - cade in un momento particolare per il cinema italiano che è cresciuto rispetto al 2015, e non solo grazie al successo di Quo vado? ma anche grazie a film quali Perfetti sconosciuti e Lo chiamavano Jeeg Robot; siamo vicini al 40% di quota di mercato. È andata bene anche la seconda edizione dei Cinemadays che è stata rilanciata». Luigi Cuciniello ha fatto presente che il settore dell’esercizio ha necessità di una programmazione a lungo termine e di certezze e ha poi concluso facendo riferimeno a uno dei maggiori problemi di tutto l’esercizio, la redditività: «Economicamente molte sale non reggono. Si sono aggravate imposte e oneri, come l’Imu, che rappresentano costi non parametrati al fatturato. Bisogna puntare a far crescere la redditività dei nostri cinema».



 

  • Centralità della sala e risorse

Diversi gli interventi che si sono susseguiti. Enrico Signorelli, presidente Anec Lombarda, ha specificato: «Posto che mi sembra che ci siano segnali positivi relativamente al dibattito parlamentare sul ddl cinema, si è avviato un percorso di dialogo e lo stesso ministro Franceschini si sia reso conto che ci sono aggiustamenti da apportare. Affermare la centralità della sala deve essere il nostro obiettivo». Simone Castagno, presidente Anec Piemonte e Valle d’Aosta, si è soffermato sulle risorse per l’esercizio previste dal ddl: «Sono cifre imporrtanti, parliamo di 30 milioni di euro l’anno. Tuttavia, quante nuove strutture potranno essere sostenute con queste cifre? Molto poche. Non incideranno in modo particolare sul numero di schermi presenti sul territorio. Il rischio è che si aprano nuove multisale nei bacini di utenza già coperti». Pessimista anche Luigi Grispello, presidente Agis Campania: «Non tutti gli esercenti potranno usufruire di queste risorse per nuove aperture. Si investe quando c’è prospettiva di redditività. Ma le nostre imprese, purtroppo, non garantiscono queste prospettive. Allora, a cosa servono gli incentivi alle nuove aperture? A poco». Dopo gli interventi di Giulio Dilonardo, presidente Anec Puglia e Basilicata («non è tardi per far sentire la nostra voce; daremo un giudizio definitivo sul ddl solo dopo la pubblicazione dei decreti») e di Giorgio Ferrero, presidente Anec Lazio («la linea che il ddl segue è sbagliata; va in una determinata direzione che non è quella dell’esercizio e noi faremo sentire la nostra voce»), Fabrizio Larini, presidente Anec Toscana («siamo una categoria importante che vuole un rapporto costante con le istituzioni, facciamoci sentire per i decreti attuativi»), Francesco Giraldo, segretario Acec («ci vogliono azioni concrete. Operazioni culturali sul territorio che l’esercizio dovrà fare nei prossimi anni per definire il suo ruolo»), è stata la volta di Paolo Protti, presidente di Schermi di Qualità: «Il decreto legge evidenzia un grosso problema, le sale non sono centrali. Dobbiamo risalire la china e fare in modo che i decreti attuativi ci mettano in condizione di andare avanti e non chiudere». Ha chiosato, infine, Domenico Dinoia, presidente Fice: «Chi è il soggetto ispiratore di questo disegno di legge? L’Anica. Tutto quello che è scritto nel testo arriva da un settore ben preciso. Siamo considerati una piccola parte dell’audiovisivo; dobbiamo prendere coscienza di questi aspetti per cercare di recuperare terreno nel dibattito sul ddl».

(Fonte: eduesse.it)

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