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Il Consiglio di Stato sblocca i 406 milioni del Fus

In un provvedimento di urgenza sollecitato dal ministero dei Beni culturali, il Consiglio di Stato ha sospeso la sentenza del Tar Lazio che aveva bocciato il regolamento di ripartizione dei 406,8 milioni del Fondo unico per lo spettacolo (Fus). Di fatto, dunque, le risorse possono continuare a essere distribuite a teatri, fondazioni lirico sinfoniche, cinema, spettacoli dal vivo e altre attività culturali. Era stata la seconda sezione quater del Tar Lazio a dichiarare illegittimo il regolamento - il decreto ministeriale 1° luglio 2014 - che ha introdotto nuovi parametri nella suddivisione annuale dei milioni del Fus, il Fondo per la cultura che dopo anni di tagli è ritornato alla vecchia capienza. Le nuove regole volevano lasciarsi alle spalle la stagione di finanziamenti distribuiti a pioggia.
I giudici laziali erano intervenuti su richiesta di due teatri - Elfo-Puccini di Milano e il Due di Parma - che avevano contestato il nuovo regolamento di ripartizione. Il Tar della capitale ha dato ragione ai due enti su tutta la linea. Da una parte ha ritenuto che il decreto del luglio 2014, che «ha natura sostanziale di regolamento», sia stato «emanato in violazione delle disposizioni procedimentali di cui all’articolo 17 della legge 400/1998, che prevede - tra l’altro - il parere obbligatorio del Consiglio di Stato (che non risulta essere stato acquisito)». Accogliendo le rimostranze dei ricorrenti, che lamentavano «una grave svalutazione del parametro della qualità artistica», il Tar ha riconosciuto la buona volontà del legislatore di abbandonare la logica degli interventi a pioggia ma «il ricorso a indici quantitativi largamente prevalenti appare irragionevole». Dunque, si legge nella sentenza del tribunale laziale, il decreto del 2014 va dichiarato «illegittimo anche sotto il profilo sostanziale dell’intero sistema di valutazione». Tutte argomentazioni che per il momento il Consiglio di Stato ha sospeso, in attesa di esprimersi nel merito della questione. (Fonte: Cinenotes)


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